mercoledì 23 aprile 2014

BENI CULTURALI
UN SITO SEMPRE PIÙ A RISCHIO
ALLA RICERCA DEL PASSATO
Il materiale fu rinvenuto durante le campagne di scavi del 2004-2005 condotti dalla prof.ssa Renata Grifoni Cremonesi
L’OMBRA DELLA MEGADISCARICA
Sul sito che presenta anche interessanti testimonianze storiche e naturalistiche la Regione intende autorizzare la megadiscarica
IL «GIALLO» DEI 1.901 REPERTI
Spinazzola, ritrovati a «Grottelline» durante campagna di scavi non si sa più dove siano
di Cosimo Forina
Dove sono i reperti ritrovati durante le campagne di scavi del 2004-2005 condotti dalla prof.ssa Renata Grifoni Cremonesi a Grottelline? Ancora a Pisa presso l’Università dove sono stati magistralmente studiati da Roberta Lorenzi e Marco Serradimigni, loro la pubblicazione del 2009: “Il sito Neolitico de le Grottelline (Spinazzola,Bari)”, oppure riconsegnati alla Sovrintendenza e quindi finiti in qualche deposito? Ad averli in città basterebbero per riempire decine di teche da inserire in una sala monotematica in cui testimoniare la presenza dell’uomo in forma stanziale risalente al VI millennio a.C. epoca corrispondente al Neolitico Antico.
PASSATO A RISCHIO
Ed invece della località di Spinazzola “Grottelline ” al confine con Poggiorsini si continua a parlare come di un potenziale immondezzaio. A tanto aspira la Regione Puglia guidata da Nichi Vendola nonostante la ferma opposizione delle comunità di Spinazzola e Poggiorsini, Provincia di Barletta Andria e Trani, Parco nazionale rurale dell’Alta Murgia, associazioni come Lipu (Lega italiana protezione uccelli) e Legambiente, a cui si sono aggiunte interrogazioni parlamentari al governo Italiano, che fin qui non hanno sortito risposta, e richiesta di apertura di una infrazione contro la Puglia depositata presso la Commissione Europea per le diverse valenze del sito: fauna protetta, archeologiche, ambientali, monumentali e paesaggistiche. Ma anche da Bruxelles al momento tutto tace.
UNA STORIA MILLENARIA
E mentre la diatriba continua, tra colpi di mano, atti di imperio, silenzi e qualche accondiscendenze
più o meno velata, poco, decisamente poco viene diffuso della storia millenaria racchiusa a Grottelline. Ancor meno quella testimoniata dai ritrovamenti. Riferendoci al solo aspetto archeologico più arcaico, la frequentazione dell’uomo a Grotteline parte dal Neolitico Antico, continua fino al Neolitico Medio e in alcuni casi al Neolitico Finale.
Tale affermazione trova conferma nei frammenti raccolti, catalogati e studiati proprio dalla Lorenzi e Serradimigni. Mica pochi, ben 1901 (millenovecentouno) reperti. A cui si aggiungono gli intonaci di una antica e rara abitazione e l’industria litica scheggiata.
UNO SCIRGNO DI STORIA
Cos’altro cela Grottelline? Di tanto studio nulla si legge nel Piano Paesaggistico dell’assessore regionale Angela Barbanente. Mentre da ultimo la Giunta Regione, scatenando un putiferio, ha concesso una variante progettuale relativa all’impianto complesso per rifiuti urbani a servizio del bacino di utenza BA/4 nel comune di Spinazzola (BT) con attestazione di compatibilità paesaggistica in deroga alle prescrizioni di base (art. 5.07 NTA del PUTT/P) con effetto di Autorizzazione Paesaggistica. Come dire che per la realizzazione del mondezzaio l’ordine sembra essere avanti tutta. Su di un sito che sarebbe ancora tutto da “indagare” sotto il profilo storico-archeologico come probabilmente anche la sua individuazione ad immondezzaio, “una follia” come è stata definita ultimamente. Ma questa è altra storia la “s” minuscola è voluta, brutta storia dei nostri giorni.

SPINAZZOLA-COSTITUITI SOPRATTUTTO DA MATERIALE RISALENTE IN UN PERIODO COMPRESO TRA IL PALEOLITICO AL NEOLITICO
Quei frammenti di ceramica sono un salto indietro nel tempo

«Il sito di Grottelline - scrivono i due ricercatori, la Lorenzi ha presentato la sua tesi di laurea sui ritrovamenti di Spinazzola (anno accademico 2006-2007 relatrice, Prof.ssa Renata Grifoni Cremonesi), - va iscritto nell’ambito culturale della Ceramica Impressa Arcaica e delle sue fasi immediatamente successive, stabilendo confronti con siti già conosciuti del sud Italia». Quattro le classi del materiale ceramico rinvenuto: ceramica grossolana con 607 frammenti, semidepurata con 935 frammenti, depurata 145 frammenti e figulina con 214 frammenti. La ceramica semidepurata risulta la classe più rappresentata con 935 frammenti, 266 dei quali decorati; i frammenti provenienti dalla struttura ammontano a 237, dei quali 73 presentano una decorazione. I saggi della campagna archeologica tra il 2004 e 2005 sono stati dodici. Finiti i soldi della ricerca tutto si è fermato e ad avanzare è stato l’immondezzaio concesso da Vendola all’Ati Tradeco-Gogeam per 17 anni. Ma torniamo alla ricerca e al fascino della Storia, la “S” maiuscola è voluta: “per l’accentuata frammentarietà del materiale rinvenuto è stato possibile solo in rarissimi casi ricostruire le forme vascolari. In particolare si sono potute individuare solo tre tipi di forme, di cui due aperte e una chiusa, tutte provenienti dai materiali rinvenuti in superficie. Tra le forme aperte si hanno: quattro ciotole carenate, di cui tre in ceramica figulina e una in ceramica di impasto semidepurato, quest’ultima con una decorazione impressa a carattere strumentale. Un vaso a calotta ellissoidale in ceramica depurata. Una forma aperta non meglio determinabile, in ceramica figulina con decorazione dipinta a bande rosse sulla superficie interna”. Ed ancora: “tra le forme chiuse si individuano: due vasi con breve collo, uno in ceramica di impasto semidepurato con decorazione impressa strumentale e uno in ceramica depurata. Il vaso con breve collo in ceramica depurata, il vaso dalla forma aperta non determinabile e quello a calotta ellissoidale appartengono alle fasi più tarde del neolitico antico (ceramica a bande rosse e graffita larga); le ciotole carenate sono da ascriversi alle fasi finali del neolitico”. Altri dati su questo patrimonio di cui si sono perse le tracce: la decorazione sui frammenti è abbastanza estesa, infatti è presente su 540 mentre1361 non sono decorati. Queste si suddividono in decorazione impressa, incisa, graffita, excisa e dipinta. Più rari oltre ai frammenti vascolari sono risultati gli oggetti fittili particolari. Altri dati di studio corrispondono all’intonaco, l’impasto, le impronte strutturali. Importanti le considerazioni della ricerca: “è un piccolo insediamento, di cui per ora è venuta alla luce un’unica struttura probabilmente ad uso abitativo (data anche la zona adiacente adibita, sulla base dei rinvenimenti faunistici, ad area di macellazione) inquadrabile pienamente nella fase iniziale di questo periodo,ma con attestazioni di frequentazione che arrivano fino alla fase finale del Neolitico Antico”. “Sicuramente, scrivono la Lorenzi e Serradimigni, il luogo è stato utilizzato anche in epoche più recenti, come attestano i ritrovamenti attribuibili all’Età dei Metalli, ma anche ad epoca romana e medievale. Forse in questo periodo l’insediamento subisce uno spostamento verso est, dato che i frammenti riconducibili a queste epoche provengono dall’area più marginale dello scavo. Le tipologie decorative della ceramica e le caratteristiche morfologiche della struttura insediativi trovano confronti con molti siti del neolitico antico dell’area apulomaterana, inserendo questo sito nel quadro del popolamento neolitico di questa regione”. Un sito importante: “il suo rinvenimento, inoltre, risulta particolarmente interessante poiché viene a colmare una lacuna per quanto riguarda l’area occidentale della Puglia, ancora poco indagata. Le Grottelline assume quindi il ruolo di collegamento tra i ritrovamenti del materano e quelli del barese. In età storica il luogo era sicuramente una via di transito, dato che poco lontano corre l’antica via Appia, ma nelle vicinanze del sito passa anche un tratturo che permette di avanzare l’ipotesi di una probabile via di transito già in epoca preistorica ”. Quel “per ora” riferito alle scoperte del 2004-2005 da parte dei ricercatori lascia aperti molti interrogativi.

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